
Sono nato nel 1940 ed ho numerosi ricordi, anche abbastanza vividi, di episodi
della Seconda Guerra Mondiale avvenuti negli anni 1944 e 1945 compreso il
25 aprile 1945 con i festeggiamenti della popolazione di Caramagna (Piemonte)
insieme alle formazioni partigiane.
È quindi abbastanza logico che in seguito il mio interesse a fatti bellici si indirizzasse
verso la Seconda Guerra Mondiale, supportato anche dalla quantità enorme di opere
cinematografiche, di filmati originali dell'epoca e di opere letterarie, storiche e
romanzate.
Questo interesse ha raggiunto il massimo quando sono stato per la prima volta in
Normandia nel 1993, restando emozionato a calpestare le spiagge dello sbarco e a
visitare le innumerevoli opere che testimoniano quello che è successo in quei tragici
giorni del giugno 1944, dai bunker tedeschi con ancora i cannoni all'interno, ai numerosi
musei, ai cimiteri di guerra, ai mezzi da sbarco americani a Utah Beach e a tanto altro.
Occorre riconoscere che i francesi sono davvero dei maestri nel valorizzare tutto quello
che esiste sul loro territorio, anche a fini turistici e attualmente stanno attrezzando come
musei all'aperto a pagamento dei siti che anni fa erano aperti liberamente ai visitatori.
Negli anni successivi sono ancora tornato in Normandia e anche in Bretagna, a vedere
cose nuove e fare nuove scoperte, sempre interessanti dal punto di vista storico, culturale,
militare e umano.
Devo confessare che fino a pochi anni fa, della Prima Guerra Mondiale mi ero davvero
interessato pochissimo. Essa mi sembrava lontanissima nel tempo, non realizzando che
in fondo era terminata solo ventidue anni prima che io nascessi.
Avevo, è vero, visitato il sacrario di Redipuglia durante il viaggio di nozze, e visto di recente il
piccolo tempio sul Montello dove precipitò l'aereo di Francesco Baracca e sicuramente
altre cose che ora non ricordo, ma erano state delle visite occasionali, non programmate,
avvenute durante viaggi turistici.
La scintilla scoccò durante una gita sull'altopiano di Asiago, dove non ero mai stato prima
dell'ottobre 2002.
Una breve visita all'esterno del sacrario, perché era l'intervallo di chiusura; quindi su in macchina fino a Gallio e per la valle di Campomulo dove ci siamo fermati per il picnic,
io e mia moglie che da allora è la mia entusiasta e appassionata compagna di gite e grande
scopritrice di nuovi forti che trova sulle cartine della Kompass e poi andiamo a cercare
sul territorio.
Quella volta era già tardi e non eravamo attrezzati per arrivare all'Ortigara , ma ce la siamo
segnata; al ritorno a Lavarone abbiamo visto il cartello del forte Belvedere e, lasciata la
macchina, siamo andati al forte. Erano però già le 18, troppo tardi per visitare con calma il
forte, quindi stiamo stati a chiacchierare con il custode che mi ha venduto la guida del forte
Belvedere e un'altra guida dal titolo "Tre giorni sugli Altipiani".
Ho detto al custode che saremmo ritornati per la visita alla riapertura nell'aprile del 2003 e
così è stato.
Durante i mesi invernali, dopo aver letto con attenzione e crescente interesse le due guide prese
al forte Belvedere, ho incominciato ad andare per librerie, scoprendo così che esiste una
quantità incredibile di libri che trattano della Grande Guerra nello scenario mondiale e in quello
italiano in particolare. Così ho incominciato ad acquistare un buon numero di libri, iniziando da
quelli che si occupano dei fatti bellici occorsi nelle zone a me più vicine e cioè la Lombardia,
le Prealpi Venete e gli altopiani di Folgaria, Lavarone ed Asiago (io abito a Bergamo).
Insieme ai libri ho acquistato le cartine della Kompass (non voglio fare pubblicità ma sono le
uniche) delle zone interessate.
Quindi, leggendo sui libri di particolari azioni belliche con accurate descrizioni dei luoghi dove
erano accadute, mi sono accorto che sulle cartine era possibile rintracciare quei medesimi
luoghi come i nomi delle malghe, degli alberghi, delle buse dell'Ortigara, dei valloni e di tanti
altri riferimenti. Così da allora quando leggo questi libri ho sempre sottomano la cartina dei luoghi
di cui si parla, anche se quasi sempre i libri hanno delle proprie mappe o disegni.
E così ho iniziato a programmare una serie di gite e di visite ai principali luoghi dove si è così
aspramente combattuta la Grande Guerra nelle zone sopracitate e poi io e mia moglie siamo
passati dalle parole ai fatti e nel giro di due anni abbiamo visitato con l'animo del turista e del
pellegrino Rovereto con il museo e il Sacrario, Trento, il monte Conizugna, i forti austroungarici e quelli
italiani degli altipiani di Folgaria e Lavarone, la Vallarsa con il forte Pozzacchio, il passo Buole,
Il tragico Pasubio, il monte Grappa con l'Asolone, il col Moschin, il col di Fenilon, il Pertica, il
col della Berretta, i forti della Valcamonica, Vermiglio e Pejo, il Cimone d'Arsiero, l'Ortigara e la Caldiera
che, insieme al Pasubio sono quelli che mi hanno più colpito ed emozionato, avendo letto delle battaglie
ivi combattute con migliaia di morti da entrambe le parti.
Sulle Dolomiti abbiamo visto il Col di Lana, il Lagazuoi, le Cinque Torri, il Falzarego, la Marmolada con il
museo del Fedaia, ma dobbiamo tornarci perché il tempo era inclemente.
Solo di recente siamo andati a vedere (e ovviamente fotografare) un gran numero di forti nella zona del
lago di Garda, monte Baldo, monti Lessini e valle dell'Adige. Questi forti sono stati costruiti dagli austriaci
negli anni fra il 1850 e il 1880 e non hanno avuto parti di rilievo nella Grande Guerra; tuttavia molti sono
in ottimo stato ( il forte Rivoli ospita un museo della Grande Guerra), mentre alcuni sono diventati
ristoranti, depositi di ferrivecchi o officine di artigiani. Quelli più isolati e fuori mano ma comunque
raggiungibili con comode strade militari sono purtroppo deturpati da scritte oscene ed altro sui muri a
testimonianza della imbecillità e bestialità di alcuni dei nostri simili.
Nel breve ho intenzione di andare a visitare le principali zone del Piave dove si sono combattute le epiche
battaglie della fine del 1917, dopo Caporetto e quelle vittoriose del 1918.
Successivamente sarà la volta dell'Isonzo, del Carso, dell'Hermada, di Oslavia, di Doberdò, della Bainsizza
e degli altri luoghi dove si sono combattute le famose dodici battaglie dell'Isonzo.
Dimenticavo di dire che la maggior parte dei luoghi da me visitati finora uniscono all'interesse storico e
militare il pregio di essere collocati in località splendide dal punto di vista paesaggistico e quindi
consentono di fare delle passeggiate veramente belle in ambienti naturali e fuori dagli itinerari del turismo
di massa.
Questo spiega anche perché alcune zone teatro di aspri combattimenti sono rimaste quasi uguali a come
erano alla fine del 1918.
Ad esempio i prati intorno ai forti austriaci Cherle, Verle, Luserna ed altri sono ancora butterati dai profondi
crateri delle cannonate italiane, mentre a Porta Manazzo dove erano collocate delle batterie italiane si vedono
i buchi enormi provocati dai grossi calibri austriaci. In moltissimi posti si trovano a centinaia le caverne scavate
dai soldati per ripararsi dalle intemperie, dal fuoco nemico e per stoccare i vari materiali e se andate sull' Ortigara
e sulla Caldiera potete camminare per chilometri dentro alle trincee e ai camminamenti.
A questo punto penso di avere detto anche troppo e che sia preferibile dare un'occhiata alle mie fotografie.